The Imitation Game: la storia di un genio sotterrato da codici e pregiudizi

«C’è una linea sottile tra genio e follia», ma cosa succede quando la follia non risiede nel genio, quanto nelle persone e nel contesto in cui è stato costretto a vivere? Alan Turing sarebbe sicuramente stato in grado, senza troppi giri di parole, di rispondere a questa nostra domanda. Non ritenendo però consono il ricorrere ad una seduta spiritica, oggi ne faremo noi le veci, nella speranza di riuscire a restituire la voce non solo a lui, ma anche alla persona che non è mai liberamente riuscita ad essere.

Tra codici e spari

L’onore ritrovato

Senza ovviamente tralasciare lo spessore della pellicola e la altrettanto magistrale interpretazione di Benedict Cumberbatch, The Imitation Game riesce perfettamente a ritrarre la complessità del personaggio di Turing e il capitale umano che da esso siamo in grado di attingere. Attraverso parole non dette ed emozioni soppresse, il film ci costringe a venire a patti con una realtà che spesso cerchiamo deliberatamente di non vedere: non importa quanto bravi possiamo essere, troveremo sempre qualcuno che proverà ad utilizzare le nostre differenze come pretesto per provare a farci sentire inadeguati, o non sufficientemente meritevoli.

«Si spera che il film faccia emergere quanto straordinario fosse come essere umano e quanto spaventoso sia stato il trattamento subito da parte del governo» disse (Benedict) (Cumberbatch) in un intervista e, a distanza di 112 anni dalla sua nascita, e a 10 dall’uscita del film, il desiderio dell’attore può fortunatamente considerarsi esaudito. Sfruttiamo dunque questo momento per invitarvi a ricordare con noi la grandezza di questo personaggio e, in caso la sua storia vi avesse suscitato curiosità, di far partire lo streaming di The Imitation Game dal vostro account Prime Video.

«A volte sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare».

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